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"Sono un avvocato"

“Cosa fanno 1000 avvocati in fondo al mare? Un buon inizio...” Forse in tanti conosciamo questa barzelletta che un po’ fa ridere, pensando agli avvocati – squalo descritti dal cinema americano, e un po’ lascia l’amaro in bocca agli ascoltatori che si ritrovano ad essere anche avvocati, magari tra quelli che qualcuno vorrebbe vedere in fondo al mare.

Da un lato il cinema il più delle volte racconta storie di avvocati di successo, ricchi e famosi, personaggi importanti per la trama, ma che alla fine fanno comunque la figura dei cattivi, corrotti, sia economicamente che moralmente, difensori dei peggiori soggetti.

Uno per tutti “L’Avvocato del Diavolo“ pregevole pellicola la cui storia ebbe come protagonisti Al Pacino e Keanu Reeves, racconta di un giovane avvocato di provincia, molto bravo, che viene chiamato a New York da un grande studio. Raggiungerà il sospirato successo, gratificando anche la giovane moglie con benessere materiale, una bella casa e tutto quanto compreso nel sogno americano, ma alla fine del film si scoprirà che in realtà il grande avvocato di New York che lo ha preso sotto la sua ala protettrice altri non è che il Diavolo e che quindi il giovane Collega ha venduto l’anima al diavolo per raggiungere gli auspicati traguardi. Presa coscienza di ciò, perderà l’amore della moglie, si allontanerà dal grande studio, ma sulle scale del Tribunale sarà di nuovo vittima della tentazione e della corruzione dell’anima.

Gli avvocati buoni sono quelli che lavorano per il sociale, per i non abbienti e magari anche gratis. Anche qui un esempio con “Il Cliente” di John Grisham, in cui la figura di spicco appare l’avvocato che si prende cura del piccolo Mark, testimone di un suicidio e depositario di un segreto scottante, la cui madre ha perso il lavoro per stargli accanto.

In una serie Netflix, "Lucifer", per una serie di vicende uno dei personaggi della storia, una bella donna, avvocato di alto livello, si trova a morire e ad andare all’Inferno. Sempre per i casi intricati della trama, si trova a riprendere vita ed a riprendere la vita di prima. Tuttavia conserva il ricordo di quel periodo trascorso all’inferno e desidera fare di tutto per non doverci tornare. Vuole imparare a diventare buona e coglie l’occasione che le si presenta di collaborare con la polizia. Tuttavia, così facendo, si rende conto di quante volte, nella sua professione di avvocato penalista, si è trovata a consigliare ai propri clienti come fare per sviare le indagini della polizia, per occultare prove e sottrarsi alle pene. Di conseguenza decide di abbandonare l’avvocatura difensiva e passare tra le fila del Pubblico Ministero, per sanzionare i cattivi.

Morale della favola, se fai l’avvocato non puoi essere buono. C’è da chiedersi se l’avvocato più amato della storia sia stato il Mahatma Gandhi.

Ma qual è la realtà vera, quella che tutti noi viviamo dalla mattina alla sera, nel nostro piccolo quotidiano, senza prestare (solo) volontariato per i più deboli ma nemmeno diventando gli avvocati miliardari dei potenti di sempre?

L’11 aprile 2015, in occasione dell’attentato che a Milano costò la vita ad un noto Magistrato ed a un meno noto Avvocato, apparve su FaceBook un post a firma della collega Sara Fusi Serangeli, che commosse chi scrive e credo molti di coloro che lo lessero, tra gli avvocati. Molte righe appassionate dettate dallo spirito di sacrificio della nostra categoria, dalla consapevolezza che molto di rado questo spirito viene riconosciuto ed apprezzato.

Viene perciò spontaneo pensarla come la Collega, riflettere sul fatto che essere Avvocato vuol dire ascoltare le persone quando sono nei guai, arrabbiate, quando non sanno dove sbattere la testa e non vengono più ascoltate nemmeno dagli amici o dai congiunti più stretti. L’Avvocato è quello che viene svegliato alle tre del mattino per un fermo in stato di ebbrezza, che salta la comunione del nipotino per l’interrogatorio del sabato mattina, che perde il saggio di danza della figlia perché l’udienza finisce alle dieci di sera. L’Avvocato, per fare il suo lavoro, ha studiato tanti anni, poi una pratica faticosa e spesso gratuita, l’esame, la gavetta, l’incertezza, la paura, la responsabilità e l’aggiornamento continuo. È quello che per lavorare deve pagare l’affitto, le bollette, la macchina, la segretaria, la carta, le marche da bollo, e che lo fa anche se il cliente non ha versato quanto dovuto, mentre nemmeno al supermercato ti fanno uscire se non hai pagato il latte....

Sono un Avvocato, forse lo sono sempre stato”.

 

 

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